Recensione | "Middegame" di Seanan McGuire [Review Party]

Buongiorno lettori! In questa calda giornata di luglio, vi parlo di Middlegame di Seanan McGuire. Ringrazio la Mondadori per la copia ARC del romanzo e Ylenia per avermi coinvolta nell'evento :) 


Middlegame
di Seanan McGuire
Mondadori
€ 9,99 (ebook) € 22,00 (cartaceo)
Amazon | Goodreads
Uscito il 21 luglio 2020
Ecco Roger. Ha un vero dono per le parole, comprende istintivamente ogni linguaggio e sa che è il potere delle storie a regolare i meccanismi dell'universo. Ed ecco Dodger. È la sorella di Roger, la sua gemella per la precisione. Anche lei ha un dono, per i numeri: sono il suo mondo, la sua ossessione, il suo tutto. Qualunque cosa le si presenti alla mente, Dodger la elabora con il potere della matematica. I due fratelli non sono propriamente umani, anche se non lo sanno. Non sono neanche propriamente divini. Non del tutto... non ancora. E poi c'è Reed, esperto alchimista, come la sua progenitrice. È stato lui a dare vita ai gemelli. Non si potrebbe definirlo il loro "padre". Non proprio. Ma come tutti i genitori, per i due ragazzi ha un piano ambizioso: far sì che raggiungano il potere assoluto, e poi reclamarlo per sé. Diventare "dei in Terra" è una cosa possibile. Pregate soltanto che non accada.

Middlegame segue le vicende di Roger e Dodger, due fratelli che sono stati creati dall'alchimista James Reed per portare a compimento il sogno della sua creatrice - Asphodel D. Baker - di trovare la Città Impossibile. 
La prima volta che Roger e Dodger si sentono l'uno nella testa dell'altro hanno sette anni. Roger possiede l'abilità delle parole, ma la matematica non è il suo forte. Non è dello stesso avviso la voce di bambina che nella sua testa gli suggerisce i calcoli da scrivere e le soluzioni da trovare. Tuttavia è ancora troppo presto ed i due bambini vengono separati bruscamente. 
Si trovano e perdono altre volte prima che la Dottrina sia matura abbastanza da manifestarsi in tutta la sua potenza ed i gemelli siano pronti per il lungo viaggio sulla strada improbabile. Le possibilità di sbagliare e di morire sono molto alte, ma la Città Impossibile è lì ad un solo passo da loro... cosa potrebbe andare storto? 

I numeri, fintanto che si comprendono le norme che li regolano, sono entità semplici, disciplinate. Le parole, al contrario, sono insidiose. Si aggrovigliano e mordono e pretendono attenzione. 

Quando mi sono approcciata alla lettura di questo romanzo non sapevo assolutamente nulla. E l'essere all'oscuro di tutto mi ha fatto apprezzare molto di più la storia quindi non andrò più in profondità con la trama. Non ho alcuna intenzione di rivelarvi nulla più di quello che viene detto nelle prime pagine. 
Non avevo mai letto la McGuire, sebbene ne avessi già sentito parlare parecchio per altre sue storie, ma dopo questo libro credo che mi butterò su altro di suo perché è un'autrice che potrebbe piacermi molto alla lunga!
Ciò che ho apprezzato di più di questo romanzo riguarda i personaggi a tutto tondo, lo stile di scrittura molto particolare, l'aspetto fiabesco della trama e la storia di per sé. 
Roger e Dodger sono due gemelli molto simili e allo stesso tempo sono completamente l'uno l'opposto dell'altro. Roger ha l'abilità del linguaggio, per lui ogni parola rappresenta comprensione. Legge libri tutto il giorno, studia lingue senza difficoltà, impara facilmente qualunque cosa sia scritta a lettere. Invece, Dodger ha la capacità di leggere la matematica. I numeri sono vita, sono conoscenza, sono il suo tutto. Ciò che li accomuna è avere genitori che da loro pretendono molto perché sono dei piccoli geni e mi è piaciuto molto che l'autrice ha affrontato questo aspetto, facendo comprendere quanto sia sbagliato mettere addosso tutta questa pressione su dei bambini che dovrebbero semplicemente godersi la propria intelligenza senza dover aspirare ad essere il meglio in tutto. 
Sinceramente non saprei dire se ho apprezzato più un fratello o l'altro perché mi sono sentita in sintonia con entrambi. Roger è molto simile a me perché preferisce le parole alla matematica, e come me non capisce metà dei ragionamenti che Dodger compie all'interno del libro, ma d'altra parte caratterialmente sono molto più simile alla sorella. Anche io, come lei, anche se in misura minore, ho problemi negli aspetti sociali della vita e non riesco a stringere amicizie facilmente. 
In effetti, si potrebbe dire che è Erin, un personaggio secondario che darà del filo da torcere ai nostri protagonisti, il personaggio che più ho preferito. Non solo perché mi è stata molto simpatica fin dal primo momento che l'ho vista, sebbene sia la 'creatura' di Leigh, uno dei cattivi, ma anche perché è colei con la crescita personale di maggior impatto. Una crescita che purtroppo Roger e Dodger non hanno, nonostante il libro copra un arco temporale di vent'anni. 
Altri personaggi di interesse sono i due antagonisti: James Reed e Leigh. È stato molto affascinante leggere di entrambi - per ciò che rappresentano e le motivazioni che li spingono ad agire come fanno -, ma non posso dire di aver provato per loro emozioni positive. Reed forse mi è andato un po' più a genio di Leigh, di cui avrei voluto vedere la morte ogni volta che compariva.
Mi è spiaciuto molto non saprei di più su Asphodel, la creatrice di Reed, perché il ruolo che ricopre è molto importante ai fini di tutta la storia. Infatti, non solo è per certi versi la nonna dei due gemelli ma è anche colei che ha ideato la Città Impossibile e come arrivarci attraverso la Strada Improbabile. All'interno del libro, poi, sono inseriti degli estratti di un libro per bambini che ovviamente non esiste nella vita reale, e che è stato scritto proprio da  Ashodel Baker. Il libro, che da un certo tono fiabesco al romanzo primario, racconta di due bambini e del loro viaggio verso la Città Impossibile.

Lo stile di scrittura della McGuire sembra quasi un incantesimo. Il libro è scritto tutto il terza persona, ma lo stile si adatta perfettamente in base al punto di vista da cui viene raccontato il romanzo. Quando sono Dodger o Rodger al centro della scena, l'autrice descrive le cose che i due gemelli vedono sentono o fanno in un certo modo, quasi amorevole, quasi normale, mentre quando la scena cambia spostandosi sull'antagonista il tono diventa più cupo, spaventoso e asettico. In più, come vi dicevo prima, il libro racconta gli eventi di un lungo periodo, eppure non si sente alcun tipo di peso. Questo perché l'autrice sceglie di raccontare solo alcuni momenti della vita dei due ragazzi, approfondendo unicamente ciò che è di vitale importanza per la trama.

Sfortunatamente questo romanzo dei difetti li ha. Innanzitutto, mi ha creato un sacco di confusione tutti i ragionamenti matematici che ci sono all'interno di questo libro - sebbene ne sia rimasta comunque meravigliosamente affascinata! - perché le materie scientifiche non sono il mio forte. E poi non ho apprezzato molto la piega che la storia ha preso ad un certo punto quando i gemelli e Reed si incontrano. Mi è sembrato che mancasse qualcosa, e mi sembra così tutt'ora! 
D'altra parte, Middlegame è così strano e così meraviglioso che sinceramente poco importa per questi aspetti critici. 


 IL LEGAME PATERNO TRA REED, ROGER E DODGER 

James Reed non è il padre biologico di Roger e Dodger e non è loro padre neanche in senso affettivo o spirituale. Lui è il loro creatore. Ha creato i due gemelli in laboratorio per incarnare la Dottrina dell’Ethos seguendo le istruzioni che la sua stessa creatrice ha lasciato. Reed per i due ragazzi non ha alcun affetto, lui li ha fatti crescere per poter sfruttare tutte le loro potenzialità per i suoi scopi e non ha mai avuto alcun riguardo per la loro salute fisica o mentale. Tutti i sentimenti che un padre dovrebbe provare verso i propri figli - affetto, bisogno di proteggere - lui non li avverte. Sarà forse perché non è umano?
D'altra parte, c'è da dire che neanche Reed stesso ha mai avuto un genitore o un esempio da seguireÈ stata l'alchimista Asphodel a crearlo in laboratorio e a sfruttarlo senza curarsi   minimamente dei traumi che poteva lasciare nella sua mente. Cicatrici mentali che si sono protratte nel suo modo di rapportarsi con i suoi "figli". 
Non che poi, comunque, Reed li ha conosciuti in un'età in cui erano facilmente influenzabili. 



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Cosa ne pensate della mia recensione e dell'approfondimento? Vi ho lasciato abbastanza curiosità da farvi venir voglia di acquistare subito il romanzo? 
Fatemi sapere, 
Leen

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