Review Party | "Figli di sangue e ossa" di Tomi Adeyemi


Ciao lettori, 
oggi mi sento tanto una piccola pecorella nera perché il libro che vi sto per recensire ha avuto un successo mondiale e a me, invece, ha deluso. 



Figli di sangue e ossa (Legacy of Orïsha, #1)
di Tomi Adeyemi
Rizzoli 
€ 9,99 (ebook) € 18,00 (cartaceo)
Uscito il 2 ottobre 2018
Un tempo i maji, dalla pelle d'ebano e i capelli candidi, erano una stirpe venerata nelle lussureggianti terre di Orisha. Ma non appena il loro legame con gli dei si spezzò e la magia scomparve, lo spietato re Saran ne approfittò per trucidarli. Zélie, che non dimentica la notte in cui vide le guardie di palazzo impiccare sua madre a un albero del giardino, ora sente giunto il momento di rivendicare l'eredità degli antenati. Al suo fianco c'è il fratello Tzain, pronto a tutto pur di proteggerla, e quando la loro strada incrocia quella dei figli del re si produce una strana alchimia tra loro. Ha inizio così un viaggio epico per cercare di riconquistare la magia, traverso una terra stupefacente e pericolosa, dove si aggirano le leopardere delle nevi e dove gli spiriti vendicatori sono in agguato nell'acqua. Un'esperienza umana che non risparmia nessuno, in un turbine di amore e tradimento, violenza e coraggio. Nella speranza di ridare voce a un popolo che era stato messo a tacere.
In un tempo passato la terra di Orisha brulicava di magia e i maji, individui caratterizzati da pelle d’ebano, capelli bianchi e poteri ricevuti per volontà divina, la abitavano vivendo in armonia con gli uomini. Venerati e temuti per i loro doni. Finché un giorno il Re Safran, spaventato da ciò che erano in grado di fare, trovò il modo di recidere il legame con gli dei e cancellò ogni forma di magia dal suo regno. Per sicurezza decise di trucidare interi villaggi, uccidendo ogni singolo maji esistente, lasciando in vita solo la loro progenie. Da quel giorno in avanti gli indovini, ovvero tutti i maji che sono senza poteri, vengono considerati e trattati dal Re come se fossero spazzatura e non valessero nulla.
Zélie è stanca della situazione e più di una volta si è trovata sul punto di ribellarsi, mettendo in pericolo se stessa e la sua famiglia, eppure non credeva davvero di avere la possibilità di farlo finché non si è ritrovata a salvare la vita della principessa. Lei sa che l’incontro non è stato casuale, che sono stati gli dei a farlo avvenire, perché la principessa porta con sé un oggetto che attiva i poteri sopiti. 



Non lascerò che la tua ignoranza zittisca la mia sofferenza

Quando c’è stata l’opportunità di leggere in anteprima Figli di sangue e ossa l’ho colta al volo, anche se non era una delle letture che aspettavo con trepidazione e le mie aspettative nei suoi confronti non erano così alte. Ma ero curiosa. Lo ero un sacco e avevo sentito tanti bei pareri positivi su questa lettura ed il suo contenuto.
E speravo che questo mi avrebbe salvato dalla delusione. Lo sono non perché la storia sia brutta, ma semplicemente perché non è nulla di originale. E sicuramente non è il capolavoro che tutti dicono. Detto ciò, ho comunque dato una valutazione positiva a questo titolo perché la storia mi è piaciuta e perché, essendo il primo volume di una serie, spero abbia un netto miglioramento in futuro. 
A piacermi particolarmente sono stati i personaggi principali: Zélie, Tzain e Amari.  Sia come singoli che come trio mi sono piaciuti parecchio e ho trovato che il loro sia un rapporto ben equilibrato. Zélie è un personaggio che mi è piaciuto molto per la sua forza e caparbietà. Ho apprezzato che ammettesse di avere paura di fronte al futuro che le si prospetta e che fosse inizialmente insicura del suo ruolo. Mi è piaciuta un bel po’ meno per la sua ingenuità e no, mi dispiace, non riesco a dare una giustificazione per il suo comportamento. Ero fortemente convinta che sarebbe stata il mio personaggio preferito e invece la scelta alla fine è ricaduta inconsapevolmente su Amari. Inizialmente la vedevo solo come la principessa scappata da palazzo con un’antica reliquia magica per capriccio, perché il padre le aveva ucciso la sua amica più cara, ma andando avanti con i capitoli si inquadra meglio la sua persona e si comprende quanto le sue convinzioni e credenze siano distanti da quelle della sua famiglia. Lei vuole che la magia torni a ripopolare il mondo ed è disposta a tutto per farsi che avvenga, anche a dare battaglia al padre e al fratello maggiore per prendersi il trono.
Tzain è il fratello maggiore di Zélie e purtroppo non sono riuscita ad inquadrarlo per bene, essendo che si trova all’interno della storia solo in qualità di spalla, però quel che si nota è un bel potenziale inespresso. Inan, invece, che è il fratello maggiore di Amari e spina nel fianco per Zélie, è un personaggio che ho profondamente detestato. L’ho trovato piuttosto fastidioso, piatto ed inutile e riesco a ricordarlo solo per la sua eterna indecisione. 
L’altro punto positivo è stato senz’altro il world-building, a cui non si può negare una costruzione con i fiocchi. È vero che il mondo creato dall’autrice è simile a una qualunque società distopica in cui il diverso viene perseguitato ed oppresso, ma in questo caso la parte popolazione ad essere isolata ed etichettata come ‘sbagliata’ è formata da individui appartenenti a dieci clan diversi. Tali persone, che vengono al mondo un po’ a caso, difatti non sempre se si è figli di un Maji si ereditano i poteri e anche in quel caso non si ereditano sempre gli stessi poteri, possiedono un gene che dà loro un particolare dono. I doni sono diversi, a seconda del clan al quale si appartiene, e possono riguardare la facoltà di controllare uno dei quattro elementi, la vita e la morte, i sogni e la mente, oppure di vedere il futuro. Ed è questa la diversità che li ha portati ad essere trucidati e quasi estinti. L’unica nota che stona è che tutto ciò non è proprio stato farina del sacco dell’autrice, quanto più una mescolanza delle varie ispirazioni, ed è questo ad avermi in parte delusa.  Speravo che l'universo e il sistema magico (che comunque da buona amante della magia ho adorato) sarebbero stati più innovativi. 
Ci sono alcune cose che non mi sono particolarmente piaciute, ma c’è ne è solo una che preferirei dimenticare: l’instant-love. È assolutamente senza senso e mi ha fatto venire l’orticaria, oltre a farmi dubitare della sanità mentale di tutti quanti. Sul finale vorrei dire qualcosa, davvero, ma credo sia il caso che io eviti di pronunciarmi.
In conclusione, posso affermare che questo libro abbia delle buoni basi e un grande potenziale che mi piacerebbe vedere sfruttato nei prossimi volumi. Il messaggio di fondo, ma nemmeno poi così tanto, è chiaro e potente e non serve andare a leggere le note dell'autrice per comprendere che cosa l'ha spinta a scriverlo. 



Ah, ultima cosa! Ma quand’è che gli editori la pianteranno di utilizzare la mossa poverissima di marketing che paragona libri/autori che non c’entrano nulla l’uno con l’altro? In quale universo la Adeyemi sarebbe la nuova Rowling?! 

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Cosa ne pensate del mio parere? Avete letto il romanzo e siete d'accordo con me? 
Fatemi sapere, 
Leen 

4 commenti

  1. Allora, a me in generale è piaciuto molto. C'è solo una cosa che mi ha fatto incazzare parecchio, l'hai citato pure tu: l'insta love. PORCO ZIO NO, NO e NO!
    Cioè, è assolutamente senza senso e anche i personaggi si comportano in maniera incoerente. MA PERCHEEEE
    Che poi non capisco... la storia si sviluppa lentamente per 500 pagine, perché l'autrice ha sentito il bisogno di affrettare le cose proprio a quel punto? Perché inserire per forza la parte romance?

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    1. Non lo so e mi piacerebbe un sacco saperlo perché i personaggi sembrano posseduti in quei momenti! Magari sentiva il bisogno di inserire una love story o magari credeva che il libro ne avesse bisogno.

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  2. a me è piaciuto molto anche se riconosco che non sia perfetto. Come per te, la mia preferita è Amari, cosa che mi ha stupita moltissimo.

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    1. Mi è piaciuta un sacco l'evoluzione che ha avuto e spero che nel seguito non si riveli una delusione per quella cosa lì.

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