Review Party | "La città di ottone" di S.A. Chakraborty

Ciao lettori! Quest'oggi vi parlo de La città di ottone di S. A. Chakraborty, uscito giusto ieri nelle librerie italiane dopo che la sua pubblicazione è slittata un sacco di volte! Siete curiosi di scoprire se il mio pensiero è positivo o negativo? 


La città di ottone (Trilogia Daevabad, #1)
di S.A. Chakraborty
Mondadori
€ 9,99 (ebook) € 22,00 (cartaceo)
Amazon | Goodreads
Uscito il 16 giugno 2020
EGITTO, XVIII SECOLO. Nahri non ha mai creduto davvero nella magia, anche se millanta poteri straordinari, legge il destino scritto nelle mani, sostiene di essere un'abile guaritrice e di saper condurre l'antico rito della zar. Ma è solo una piccola truffatrice di talento: i suoi sono tutti giochetti per spillare soldi ai nobili ottomani, un modo come un altro per sbarcare il lunario in attesa di tempi migliori.
Quando però la sua strada si incrocia accidentalmente con quella di Dara, un misterioso jinn guerriero, la ragazza deve rivedere le sue convinzioni. Costretta a fuggire dal Cairo, insieme a Dara attraversa sabbie calde e spazzate dal vento che pullulano di creature di fuoco, fiumi in cui dormono i mitici marid, rovine di città un tempo maestose e montagne popolate di uccelli rapaci che non sono ciò che sembrano. Oltre tutto ciò si trova Daevabad, la leggendaria città di ottone. Nahri non lo sa ancora, ma il suo destino è indissolubilmente legato a quello di Daevabad, una città in cui, all'interno di mura metalliche intrise di incantesimi, il sangue può essere pericoloso come la più potente magia. Dietro le Porte delle sei tribù di jinn, vecchi risentimenti ribollono in profondità e attendono solo di poter emergere. L'arrivo di Nahri in questo mondo rischia di scatenare una guerra che era stata tenuta a freno per molti secoli.

La città di ottone segue la storia di Nahri, una ventenne egiziana che guadagna da vivere truffando le persone. Il suo impiego lavorativo è quello di indovinare quali sono i dolori o malanni di cui soffre una persona e dare una cura, dietro un adeguato compenso ovviamente. Nel tempo libero svolge anche rituali per esorcizzare spiriti maligni e sarà proprio uno di questi riti che le cose inizieranno a mettersi male per lei. Cercando di salvare una ragazza posseduta, finirà per liberare involontariamente un'entità maligna e un Djinn. Dara, il nome del Daeva che la salverà dall'Ifrit, le comunicherà che lei è l'ultima discendente di un'antica tribù di guaritori e per questo deve essere porta a Daevabad, la Città di Ottone, per ricevere l'educazione necessaria. 
Parallelamente, verrà raccontata anche la storia del Principe Ali, l'ultimogenito di colui che ad oggi siede sul trono di Daevabad, che sta studiando per divenire il capo dell'esercito e consigliere reale del fratello maggiore quando salirà sul trono. Intanto però non ha intenzione di starsene con le mani in mano e, all'oscuro dalla sua famiglia, cerca di portare equilibrio e giustizia dove suo padre usa tirannia e disuguaglianza.

«Sei una specie di ladra, allora?»
«È una definizione riduttiva. Preferisco pensare a me stessa come a una che si occupa di faccende delicate.»

Un primo aspetto molto intrigante di questo romanzo, come d'altronde dovrebbe essere di tutti i libri fantasy, è il world building. Purtroppo però questo stesso punto risulta essere anche dolente per la confusione generata dalla sua complessità. Ciò che comunque sono riuscita ad apprezzare molto è il modo in cui l'autrice ha deciso di giocare con i miti islamici e rivisitare la mitologia a proprio piacimento. La figura del Profeta Solimano, la divisione fra djinni e ifrit, ne sono un esempio. Sempre a questo stesso proposito,  ho apprezzato molto è lo scontro perenne fra magia e religione. Mi ha molto incuriosito come delle creature mitologiche possano pregare e svolgere riti spirituali e, allo stesso modo, odiare tanto la magia e tutto ciò che rappresenta. La seconda cosa che mi è piaciuta moltissimo è l'ambientazione tipicamente araba, quella che si riscontra in Le mille e una notte, con i deserti che si perdono a vista d'occhio, le oasi, le città decadute, tutti i vari luoghi in cui le creature fantastiche e gli esseri umani convincono pacificamente. 
Un altro punto forte sono sicuramene i suoi personaggi, la protagonista femminile sopra a tutti. 
Nahri è una ragazza determinata, testarda, furba, che non si lascia abbattere da nulla e molto intenzionata a raggiungere i suoi obiettivi. Non ha alcun ricordo dei suoi genitori e ben pochi del suo passato, se non che ha vissuto sola e per le strade de Il Cairo da sempre. Madrelingua di una lingua che solo lei comprende, ha da sempre il dono di imparare le lingue straniere e padroneggiarle in pochissimi giorni. Oltre alla sorprendente capacità di individuare, leggere e lenire il dolore altrui. Naihri però non si è mai lasciata convincere dal pensiero di essere diversa perché quello non le avrebbe mai giovato in alcun modo. Ha sempre messo le sue abilità al proprio servizio, truffando le persone per vivere, e mettendo da parte soldi per trasferirsi ad Istanbul per fare carriera come medico. Quando Dara la trova e le dice che fa parte della tribù dei Nahid, un gruppo di Daeva molto potenti e molto bravi nell'arte della guarigione, e che è l'ultima sopravvissuta perché i demoni hanno sterminato la sua famiglia, Nahri capisce che se il destino ha in serbo per lei qualcosa di più grande, allora lei non è nessuno per opporsi.  
Dara è un guerriero Daeva ed è un arciere molto abile. Il suo passato è costellato da molto dolore e cose di cui si pente amaramente di aver fatto, ma essendo una persona molto riservata non ne parla. Il suo personaggio mi è piaciuto molto per tutta la prima parte, anche se ho sofferto molto il suo comportamento quando pensa di dover proteggere Nahri da tutti i mali del mondo, ma dalla seconda metà del libro ho iniziato a non sopportarlo più. Nel finale, poi, fa alcune scelte che me lo hanno proprio fatto detestare. Capisco che si comporta così perché in passato era molto legato alla famiglia Nahid e che la sua visione delle cose è molto diversa dalla mia, ma non lo accetto. 
Con il Principe Alizayd al Qahtan invece è stato completamente il contrario. Inizialmente non mi è stato molto simpatico e trovavo parecchio noiosa la sua storia, poi ha incontrato Nahri ed è migliorato. In verità lui non è cambiato, ma la sua storyline sì e ciò me lo ha fatto apparire molto più interessante. Ali è una persona molto colta, con un'animo un po' ribelle perché pensa in modo diverso dal resto della sua famiglia e crede fermamente nei suoi ideali. Di suo ho apprezzato molto la fede incrollabile e la devozione che prova verso Solimano.
Fra i personaggi secondari, i più rilevanti sono senz'altro Ghassan Al Quahtani e Nisreen e-Kinshur. Il primo è il Re di Daevabad ed è, senza alcun giro di parole, uno stronzo. L'ho detestato fin dal primo momento in cui si è visto e il modo in cui si comporta con Nahri mi ha fatto saltare i nervi. La seconda è invece una djinni che è cresciuta assieme ai parenti di Nahri a Daevabad e da loro ha imparato le arti della medicina. Quando Nahri arriverà a palazzo e dovrà esserle insegnato ad usare i suoi poteri, sarà proprio Nisreen che si prenderà l'onore di farle da insegnante e intanto la istruirà anche su tutte le cose che riguardano il suo mondo e la sua famiglia. Il rapporto fra Nisreen e Nahri mi è piaciuto molto perché la donna si comporta con la sua allieva sia come un mentore e sia come una specie di zia.

Le grandi pecche che ho riscontrato in questo libro, oltre a quella già accennata del world building poco approfondito, sono la narrazione lenta e la poca azione. Dara e Nahri impiegano quasi metà libro per arrivare a Daevabad e considerato che il viaggio si svolge per lo più su un tappeto volante, posso affermare che risulta un po' inverosimile che ci mettano così tanto tempo? Da quando arrivano a la città di ottone in poi, però, non è che le cose cambino, il ritmo inizi a diventare più veloce, o ci sia un po' di azione. Non c'è quasi nulla per 400 pagine. Questo aspetto personalmente non mi piace nei romanzi fantasy. Non penso che si debba combattere o sfuggire a sotterfugi e tradimenti per tutta la durata del libro, ma neanche che il tutto si muova così lentamente. 

Detto ciò, ho comunque trovato La città di ottone un buon libro di partenza e penso che continuerò a leggere la trilogia. Anche solo per scoprire se tutte le teorie che mi sono venute in mente leggendo questo libro si riveleranno esatte! 





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Cosa ne pensate di questa recensione? Avete letto il libro e concordate con il mio pensiero oppure dovete ancora leggerlo? 
Fatemi sapere, 
Leen

2 commenti

  1. sai già più o meno cosa ne penso ^^"
    400 pagine in cui non succede nulla secondo me sono troppe. Mi è sembrato un lunghissimo ed estenuante capitolo introduttivo.

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  2. Ottima recensione con cui concordo al 100%. E vedo che non siamo le sole... XD

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