Recensione | "Qui c'è tutto il mondo" di Cristina Alicata & Filippo Paris [Review Party]


Ciao lettori e buon inizio settimana! Oggi sono qui per parlarvi di Qui c'è tutto il mondo di Cristina Alicata & Filippo Paris, una grapich novel uscita per la Tunué qualche giorno fa. Ringrazio la casa editrice per la copia cartacea e Federica (Appunti di Zelda) per aver organizzato questa iniziativa


Qui c'è tutto il mondo
di Cristina Alicata & Filippo Paris
Tunué
€ 17,50 (cartaceo)
Amazon
| Goodreads
Uscito il 24 settembre 2020

Amicizia al femminile, resistenza al conformismo, diversità, voglia di scappare da un mondo percepito come lontano e ostile. “Qui c’è tutto il mondo” è la storia di Anita e delle sue due amiche: Tina, con cui condivide l’energia e la vitalità, entrambe mal disposte a essere incanalate nei binari di un comportamento femminile canonico, e Elena, una bambina con un soffio al cuore, delicata ma capace di comprendere la diversità e non rifiutarla. È proprio questo attrito fra ciò che si sente e ciò che si viene costretti a essere quello che Anita vive sulla propria pelle nella maniera confusa e incerta, ma istintiva e sincera, tipica dei ragazzi. Basta preferire gli abiti comodi dei maschietti (come quelli del fratellino Filippo) o giocare a calcio per provare già difficoltà a inserirsi e per venire additati come diversi. Un graphic novel di formazione delicato e coinvolgente.

Qui c’è tutto il mondo segue la storia di Anita e della sua famiglia che si trasferiscono a Stezzano, nella provincia Bergamasca, dal Sud Italia per ricominciare una nuova vita. La bambina non è stata affatto felice del cambiamento, ma per fortuna fin dal loro arrivo stringe amicizia con due coetanee, Tina ed Elena, grazie alle quali non si sente più sola e con cui riesce facilmente a condividere i problemi con i genitori. Sarà proprio dalle loro storie personali troppo pesanti per le loro piccole spalle che le tre bambine decideranno di scappare, pensando così di poter risolvere ogni questione. 


Il mondo di Filippo era un mondo fatto di scarpe confortevoli, grembiuli corti per correre comodi, di giochi all’aria aperta. E il mio, il mio mondo – quello delle femmine – invece era un mondo scomodo – di scarpe strette, di biciclette solo per strade lisce, di giochi da fare in casa, possibilmente sedute e senza sudare.


Ciò che ho apprezzato tanto di questa grapich novel è la sua protagonista. Anita è una bambina dolce e curiosa, che si sente molto sola perché la sua famiglia non la comprende. La mamma sta molto male e non riesce ad essere presente nella vita della figlia, il padre è il suo porto sicuro quando Anita non riesce a dormire la notte ma ha difficoltà a comprendere il cambiamento che sta attraversando. La protagonista vorrebbe poter somigliare di più al fratello perché crede che con i suoi giochi, i suoi vestiti e le sue libertà, sarebbe tutto molto più facile

Quando Anita conosce Tina ed Elena tutto inizia ad essere più semplice e felice. Con Tina può  comportarsi da maschiaccio senza venir per questo giudicata mentre con Elena può parlare di tutti i problemi che vive con la madre e dei pesi che le opprimono il petto. Le due amicizie sono molto diverse fra loro ma forti in egual misura ed Anita capisce che alcuni cambiamenti sono belli. 

Nonostante la grande differenza d'età, entrare in sintonia con questa bambina e comprendere tutte le sue emozioni è stato molto semplice. Forse perché parte dei suoi problemi - come il comportarsi da maschiaccio, invidiare la semplicità della vita del proprio fratello, il non volersi vestire con abiti femminili - li ho vissuti anche io quando avevo la sua età. 

Un secondo elemento che ho apprezzato veramente molto sono i temi che i due autori propongono in questa breve storia. Si parla della ricerca della propria identità di genere, della malattia mentale della madre, dei diversi problemi che si possono avere con i propri genitori, dell'accettazione del cambiamento. 


Qui c'è tutto il mondo è il percorso di formazione che Anita affronta mentre è alla ricerca del suo posto nel mondo. I disegni sono molto belli ed evocativi nella loro semplicità. Riescono ad essere molto realistici, anche quando le tavole si trasformano, diventando delle figure orribili e quasi mitologiche, per rappresentare il dolore della madre e ciò che essa rappresenta agli occhi della figlia. Un fumetto che non può in alcun modo non lanciare certi tipi di messaggi. La storia raccontata in queste pagine, infatti, è ambientata nel passato ma per ciò che viene raccontato - e per come le situazioni si svolgono - è adatta a qualunque luogo e tempo. Molto consigliata! 



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Cosa ne pensate della mia recensione? Avevate già puntato a questo titolo o vi ho incuriositi abbastanza da leggerlo?

Fatemi sapere, 

Leen

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