Ciao lettori! Oggi torna un appuntamento della rubrica Questa volta leggo e vi porto la recensione di Il mio migliore amico è fascista di Takoua Ben Mohamed, una delle ultime storie lette che purtroppo non mi è piaciuta. Continua a leggere per scoprire il perché!
Il primo anno di superiori è complicato per tutti. Figurarsi per Takoua, che di cognome fa Ben Mohamed, è di origine tunisina, è musulmana, porta il velo e vive nella periferia di Roma, dove uno dei suoi compagni di scuola è un bulletto di nome Marco che si professa fascista… peccato che Marco è così scemo che nemmeno lui sa bene cosa vuol dire!Quando la prof ha la brillante idea di metterli in banco insieme, per Takoua andare a scuola diventa un vero e proprio tormento, come se non bastassero le occhiatacce dei vicini di casa, convinti che abbia una bomba nascosta da qualche parte nello zaino, o le battutine degli insegnanti, che pensano che i suoi genitori siano dei semi-analfabeti. Tra Takoua e Marco la convivenza a scuola diventa una vera e propria guerra, fatta di sguardi in cagnesco e di una trincea disegnata sul banco con il righello. Un muro che di giorno in giorno sembra sempre più insuperabile… Ma sarà davvero così?
Il mio migliore amico è fascista segue le vicende di Takoua Ben Mohamed, una giovane ragazza tunisina arrivata in Italia con la madre ed i fratelli all'età di 8 anni per ricongiungersi con il padre e iniziare una nuova vita. Takoua è una ragazza piuttosto nella media - a scuola se la cava, ha una famiglia a cui è molto legata e delle amiche con cui condivide quasi tutto - ma ha qualcosa di diverso rispetto agli altri. È mussulmana e porta il velo. Ha iniziato ad indossarlo da bambina, più per andare contro al volere dei genitori che pensavano fosse meglio aspettare qualche anno che per fede. Nonostante questa scelta presa in giovane età, Takoua non ha vissuto sulla sua pelle troppi pregiudizi e razzismo. Almeno fino al giorno in cui le Torri Gemelle vengono attaccate, la paura inizia a insidiarsi in ogni città e Marco, un bambino dichiaratamente fascista, diventa il suo nuovo compagno di banco.
Leggere Il mio migliore amico è fascista è stata una vera e propria delusione. Niente all'interno di questa grapich novel è stato come mi ero aspettata. E questo purtroppo questo succede quando il contenuto di un libro è quanto più che di diverso da ciò che trama e titolo promettono. Infatti, questa grapich novel potrebbe essere considerata una sorta di biografia dell'autrice poiché è totalmente incentrata sul viaggio che Takoua affronta, dal suo arrivo in Italia a tutte le difficoltà che ha dovuto vivere.
Una storia che in un'altra situazione forse non mi sarebbe dispiaciuto leggere, se fosse stata presentata come tale. Questo però è un forse bello grande perché, purtroppo, Takoua non mi è andata molto a genio per gran parte della storia. Ho compreso la sua scontrosità con il mondo intero, ma alcune scelte che sono state fatte (alcune parole che sono state dette) mi hanno fatto storcere il naso in più situazioni.
Concludo consigliando la lettura di Il mio migliore amico è fascista a tutti coloro che sono alla ricerca di una storia che racconta cosa significa per un immigrato crescere in un paese che si sente proprio, ma che non contraccambia del tutto l'affetto.
belle premesse, peccato
RispondiEliminaUn NI, peccato
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